Portfolio Janet Sternburg

JANET STERNBURG

Janet Sternburg (Boston, 1943) vive e lavora tra Los Angeles e San Miguel de Allende, Messico,  come scrittrice e come fotografa. Dopo gli studi in filosofia, inizia a lavorare in campo televisivo prima di rivolgere, agli inizi degli anni ’70, la sua attenzione al mondo della scrittura femminile, come testimoniano The Writer On Her Work (1980), un compendio di voci femminili contemporanee, e il sequel New Essays In New Territories (1991). Le sue fotografie sono state esposte in tutto il mondo. La sua continua esplorazione delle relazioni tra parola e immagine ha portato alla pubblicazione di Optic Nerve: Photopoems (2005) in cui ha combinato poesie con fotografie. Nel 2017 è stato pubblicato Overspilling World, una monografia sul suo lavoro fotografico. 
Una fotografia è in grado di rappresentare la percezione di vitalità? Può con-tenerne l’abbondanza? Una fotografia, che per sua natura non si basa sullo scor-rere del tempo, può raffigurarne il flusso incessante? Può fare giustizia alla nozione di un mondo traboccante? Janet Sternburg, scrittrice, filosofa e fotografa risponde sì a tutte queste domande. Il suo lavoro è la prova che la fotografia può registrare la percezione di vitalità che è centrale nella nostra esperienza. Lavorando senza alcuna manipolazione ottica o digitale, usando le più semplici macchine fotografiche usa e getta e i primi modelli di iPhone, Sternburg raccoglie su un unico piano ipiù disparati aspetti del mondo, traducendoli in visioni in cui diversi livelli di spazio e tempo si compenetrano.
Le parole di Wim Wenders, nell’introduzione alla monografia “Overspilling World” (Ed. Distanz), descrivono in modo preciso il mondo fotografico di Janet Sternburg: “Tutti noi vediamo i riflessi, abbiamo visto il nostro stesso riflesso, negli specchi, o nelle finestre, o nelle pozzanghere o in altre superfici, come fossero le più straordinarie e inaspettate apparizioni in altri mondi. Ma sicuramente, erano scoperte e sorprese improvvise e casuali. Janet è più insistente. Cerca questi riflessi, queste doppie e triple immagini, come se avesse sviluppato un settimo senso per tro- varne. Le vede dove noi non riusciamo a scorgerle, le vede con la coda dell’occhio, ne sente l’odore. I fotografi non hanno occhi dietro la testa. Janet Sternburg, si.”
  • Share by: